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Corriere della Sera, 19/12/2011
Allarme sfratti: scadenza il 31 dicembre,
l’Unione inquilini chiede nuova proroga
Manifestazione lunedì davanti alla Prefettura: un presidio con Action, Acorn e comitati di sfrattati. «Rinviare esecuzioni per chi guadagna meno di 27 mila euro l’anno»
ROMA – Torna a preoccupare l’emergenza sfratti: nella sola Roma se  ne eseguono ogni anno circa 2500 con forza pubblica, quasi 10 al giorno  e tutti per morosità. Il dato arriva da un’analisi dell’Unione  Inquilini (Ui) di Roma che lunedì 19 dicembre scende in piazza, davanti  alla prefettura con un presidio organizzato per chiedere la proroga  all’esecuzione degli sfratti a oggi fissata per il 31 dicembre prossimo.  Al presidio partecipano inoltre Action, il Comitato Inquilini senza  titolo enti previdenziali pubblici, il Comitato sfrattati centro  storico, Acorn Italy e altri comitati e strutture aderenti alla campagna  fuori dal nero (dei contratti illegali). Proroga questa che adesso  riguarda famiglie con solo sfratto per finita locazione e un reddito  inferiore a 27 mila euro lordi, con a carico un anziano ultra  settantenne e un minore o portatore grave di handicap. 
I comitati  chiedono di bloccare gli ufficiali giudiziari. Per contro c’è chi  contesta che la proroga servirebbe soltanto ad allungare il periodo di  agonia per le famiglie in attesa di sfratto.
 Una manifestazione della Unione inquilini (Fotogramma)
Una manifestazione della Unione inquilini (Fotogramma)CACCIATI PER MOROSITA’ – La richiesta di Ui è rivolta alle  istituzioni affinché «prendano atto della grave situazione abitativa a  Roma e nel Lazio con particolare attenzione alle famiglie con sfratto  per morosità», spiega Walter De Cesaris, Segretario Nazionale Unione  Inquilini: «Solo nel 2010, secondo i dati ufficiali forniti dal  Viminale, vi sono state oltre 65 mila nuove sentenze di sfratto e di  queste oltre 56 mila sono state per morosità. Con questo trend, si  valutano in circa 200 mila gli sfratti per morosità nei prossimi tre  anni».
I manifestanti chiedono politiche abitative strutturali  adeguate e non quelle che sostengano solo l’emergenza continua «al solo  scopo di costruire case che al 99% non sono neanche case popolari». «Le  risposte di Comune e Regione sono ridicole», taglia corto De Cesaris.
150 CASE PER 35 MILA – Ogni anno, a fronte di circa 35 mila famiglie in graduatoria «si assegnano circa 150 case derivanti da alloggi liberi (ad esempio case popolari in cui è deceduto l’assegnatario o l’appartamento è stato sgomberato da occupanti abusivi), ma sono circa 1000 ogni anno gli alloggi che si liberano nelle oltre 80 mila case popolari (Ater e Comune) e quasi tutte vanno nel mercato nero».
CANONI IN NERO – La campagna nazionale contro gli affitti in nero  promossa da Ui in seguito all’entrata in vigore dell’art. 3 comma 8 e 9  del decreto legislativo 23 del 2011 rivela i dati sulle prime  registrazioni dei canoni di affitto in nero: circa 450 persone tra  studenti, lavoratori e immigrati. In base al decreto, gli inquilini che  registrano regolarmente i contratti (anche di camere) presso l’Agenzia  delle Entrate hanno diritto, dal momento della registrazione,  all’applicazione di un contratto di 4+4 anni e di un canone annuo pari a  tre volte la rendita catastale dell’unità immobiliare occupata. 
Massimo  Pasquini della Segreteria Ui elabora i primi risultati ottenuti dalla  campagna: «La media di riduzione dell’affitto rispetto al canone a nero  non è mai inferiore al 70% mentre il risparmio mensile a seguito di una  regolare registrazione è pari a 700 euro». A fronte di questo gli  inquilini che scelgono di trasformare un contratto a nero con uno  regolare godono di un triplice vantaggio, quello di una stabilità  abitativa per una durata di otto anni, un canone mensile basso e la  sottrazione di risorse agli speculatori che affittano spesso a nero e  senza garanzie».   Gianluca Russo19 dicembre 2011 | 10:44© RIPRODUZIONE RISERVATA

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